Visitare la Certosa di San Martino è come aprire uno scrigno prezioso sulla storia di Napoli. Il prezioso contenitore della Certosa di San Martino, con le sue sezioni, rappresenta Napoli in tutte le sue forme e contenuti.
Con le sue viste dall’alto abbraccia l’intera città e ne restituisce, attraverso gli impianti urbani, una lettura in tutte le sue fasi storiche.
Il famoso presepe “Cuciniello” è solo il fiore all’occhiello di una sezione ricchissima della più altra tradizione, dell’arte presepiale napoletana. Fa a gara, solo con la via del presepe San Gregorio Armeno.
Passeggiando in un edificio monastico, mai potresti pensare di imbatterti, in carrozze dorate e barche del ‘700 a grandezza naturale. Completano le sezioni la pinacoteca chiamata “Quarto del Priore” e la “Sezione napoletana” con le rappresentazioni di vedute e piante della città di Napoli. Primeggia su tutte, la Tavola Strozzi del XV secolo.
Ma il vero pezzo forte del sito è la chiesa gioiello del barocco napoletano. Iniziata su progetto di Giovan Antonio Dosio nel 1580, continuata e revisionata nel Seicento, con Cosimo Fanzago mutò completamente aspetto.
La facciata è preceduta da un pronao trecentesco riadattato dal Dosio. Il Dosio ridusse gli archi da 5 a 3, ricavandone due nuove cappelle. Il lavoro fu ripreso e concluso da Cosimo Fanzago il quale lasciò la sua inconfondibile impronta. Il pronao è dotato di una bella porta lignea seicentesca. Si possono ammirare affreschi di Micco Spadaro che, raffigurò la “Persecuzione dei certosini in Inghilterra”.
Gli altri affreschi sono invece, di Belisario Corenzio. L’interno è ad unica navata. Le cappelle che ora sono a destra e sinistra, nel trecento erano le navate laterali. La chiesa è il massimo esempio di decorazioni marmoree.
Questa chiesa, per la quantità oltre che per la qualità di opere d’arte che contiene, la si può definire un museo nel museo. Del resto troviamo firme come: Battistello Caracciolo, Bellisario Corenzio, Cosimo Fanzago, Luca Giodano, Lanfranco, Guido Reni, Juseppe Ribera, Giuseppe Sammartino, Francesco Solimena, Massimo Stanzione e Andrea Vaccaro.
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